La Chrono rappresenta una delle più interessanti varianti realizzate sulla base della compatta 5 porte francese: tre serie, la prima con 93 CV, la seconda depotenziata a 80, carrozzeria fortemente personalizzata, tenuta di strada affidabile. Una rarità già in fase di rivalutazione che aprì la strada alla versione 1000 Pistes a trazione integrale protagonista anche nel Mondiale Rally

Nel 1982 il settore delle cosiddette “hot hatch” era rappresentato da pochi modelli derivati da paciose “compatte” a due volumi: la leggendaria Volkswagen Golf GTI e la coeva Renault 5 Alpine, entrambe nate nel 1976, le Fiat Ritmo 105 TC e 130 TC Abarth e le Alfasud 1.5 Quadrifoglio Verde. Quando la Citroën decise di entrare in scena, in un comparto dell’offerta a lei totalmente ignoto, lo fece con la Visa Chrono, edizione stradale di quella Visa Trophee costruita in soli 200 esemplari per ottenere l’omologazione in Gruppo B. Il suo 4 cilindri di 1360 cc derivato dal propulsore della Super X è accreditato in questa variante di 93 CV a 5800 giri/minuto nonché di una coppia massima di 11 kgm a 2800 giri/minuto, valori ottenuti grazie anche all’alimentazione a due carburatori Solex 35 Bisa 8. Un motore già noto all’interno del gruppo PSA: lo stava già utilizzando la piccola Peugeot 104 ZS2, la 3 porte da cui venne derivata la Citroën LN.

La Chrono si fece notare soprattutto per la sua livrea sgargiante e per l’allestimento estetico curato da Heuliez: verniciatura bianco Meije con strisce rosse e blu su fiancata, cofano e portellone, in onore del tricolore francese e carrozzeria modificata in modo sostanziale: codolini passaruota rivettati, anteriori e posteriori, scudo anteriore specifico con presa d’aria centrale, fari supplementari provvisti di gusci di protezione e profilo inferiore più pronunciato, spoiler alla base del lunotto. L’auto, capace di raggiungere i 173 km/h e di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 10,2 secondi, ebbe un notevole successo commerciale, tanto che la serie speciale inizialmente prevista in mille esemplari fu estesa ad altre 1160 unità, sempre e solo per il mercato francese.

La Chrono venne riproposta un anno più tardi su alcuni mercati europei (Austria, Belgio, Germania, Italia, Olanda e Svizzera) in una versione modificata sul piano estetico e tecnico. Le strisce colorate vennero coordinate alla bandiera nazionale dei Paesi d’esportazione, mentre sotto il cofano fu inserito il motore di 1360 cc nella configurazione da 80 CV allora impiegato sulla Visa GT, depotenziato addirittura a 72 CV nella versione destinata al mercato elvetico. Produzione complessiva: 1650 esemplari, tutti numerati, di cui 400 esatti riservati all’Italia. Gli pneumatici 175/70 HR13 delle Chrono “francesi” vennero rimpiazzati con i 165/70 SR13, tenuto anche conto del fatto che le Chrono di questa seconda serie raggiungevano i 168 km/h, passando da 0 a 100 km/h in 10,9 secondi, sempre abbinati alle ruote Amil in lega leggera da 5Jx13” con foggia a cinque razze e verniciate in bianco.

L’assetto della Visa Chrono presenta regolazioni totalmente differenti rispetto a quelle adottate per le versioni da 652 e 1124 cc, che comportavano un molleggio e un rollio molto accentuati, quasi come le 2CV e le Dyane di cui la Visa (nata nel 1978) avrebbe dovuto rappresentare l’interpretazione moderna (sempre con 5 porte e 4 posti). Da vera sportiva la Visa Chrono conserva un assetto piatto nelle curve lente e in quelle veloci, caratterizzato da un certo sottosterzo ben gestibile con il volante (a tre razze, in metallo) e l’acceleratore. Neppure rilasciando il gas bruscamente la Visa innesca sovrasterzi (comuni invece alle più potenti Peugeot 205 GTI), mentre è la frenata (dischi davanti, tamburi dietro) a richiedere un po’ di attenzione, forse a causa di una ripartizione non ottimale tra i due assali: si arriva abbastanza facilmente al bloccaggio del retrotreno. Nel misto la Chrono è divertente: la trazione anteriore infonde sicurezza, la Visa tricolore danza tra le curve con agilità, nonostante il volante piuttosto pesante (manca il servosterzo). Il motore spinge con decisione, ben assecondato dal cambio a 5 rapporti ravvicinati (ma con corsa della leva un po’ lunga): si inserisce la quinta già a 60 km/h, l’elasticità è apprezzabile, ma è la terza la marcia “jolly” per i percorsi ricchi di curve strette. La rapportatura corta del cambio porta con sé due conseguenze negative: la rumorosità, fastidiosa, e il consumo, piuttosto elevato, attorno ai 10 litri/100 km anche con un impiego giudizioso.

Di contro la Chrono appaga con un comportamento dinamico divertente e con un ambiente street-racing al punto giusto: la strumentazione è composta da quattro quadranti analogici circolari che si estendono fin sul lato destro della plancia, il volante è di tipo sportivo a tre razze forate, la selleria è in tessuto azzurro, i sedili anteriori sono avvolgenti con poggiatesta integrati (schienale regolabile solo per quello del guidatore) e i comandi appaiono raccolti per lo più nella consolle centrale, anche se quelli dell’aerazione sono disposti un po’ disordinatamente sul cruscotto. Nei rally di tre decenni fa si fece valere, anche a livello mondiale, oggi è un gioiello per collezionisti che apprezzano le rarità. E, al di là della produzione complessiva limitata (400 gli esemplari per l’Italia, 3810 quelli complessivi sommando le tre serie), risultano pochissime le Visa Chrono sopravvissute, complice un utilizzo smodato da parte dei giovani clienti sportivi che per lo più l’acquistavano all’epoca. Quella fotografata l’hanno scovata gli uomini di Citroën Italia in un’officina di Siena e l’hanno restaurata amorevolmente fino a riportarla alle condizioni d’origine. Oggi ha iniziato una seconda vita, in cui le vengono dispensate tutte le cure del caso.

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