“Mitteleuropean Race”, full immersion di Regolarità Classica a Trieste e sulle colline friulane per la prima edizione dell’evento che ha concluso la stagione agonistica della specialità. Ha vinto Andrea Vesco in coppia con Manuela Tanghetti sulla Fiat 508 Balilla Sport del ‘34, davanti a Gamberini-Fabbri dopo 86 prove di precisione, 2 di media e 348 chilometri

La nuova “Ultima delle Classiche”: è lo slogan scelto dagli organizzatori della Mitteleuropean Race, alla sua prima edizione. Un’intensa due giorni di Regolarità classica, che ha colorato con splendide vetture le strade di Trieste e delle colline friulane dal 14 al 16 ottobre. Una collocazione non casuale che rappresenta il sigillo alla lunga stagione delle manifestazioni della specialità, una chiusura in grande stile per gli irriducibili del cronometro, che con questa competizione hanno avuto la possibilità di mettersi ancora in gioco. Il percorso, le prove, i tranelli.

Nulla di casuale e scontato. Chi si aspettava una gara “classica”, con prove cronometriche in sequenza e a vista all’interno di circuiti, ha avuto filo da torcere. Persino per il vincitore Andrea Vesco, 34 anni, bresciano, su Fiat 508 S Balilla Sport del ‘34 (insieme a Manuela Tanghetti), che quest’anno ha fatto letteralmente saltare il banco incassando la vittoria alla Mille Miglia, al Gran Premio Nuvolari e al trofeo Terre di Canossa, mentre si è dovuto “accontentare” del secondo posto alla riedizione della Targa Florio in Sicilia. Secondo assoluto, l’equipaggio composto da Alessandro Gamberini e Leonardo Fabbri su Fiat 508 C.

Ben 348 chilometri in un giorno e mezzo, 86 prove di precisione, 3 di media (poi ridotte a due). Una tabella di marcia serrata per le 40 auto iscritte. Un distillato di bellezza e di storia dell’auto rappresentato da 17 brand con esemplari costruiti tra il 1926 e il 1978 e da equipaggi arrivati da Argentina, Germania, Giappone, Polonia e Uruguay. Tra i modelli di fascia rara, la Amilcar del 1926 (classificata terza assoluta) rappresentata dall’equipaggio Marco Gatta – Eugenio Piccinelli, la Bugatti T40 del 1927 della coppia Riccardo Cristina – Sabrina Baroli, ritirati per un problema al motore durante la prima giornata, e la Siata Daina Gran Sport del 1931 guidata da Lucia Fanti in coppia con Antonio Viaro. Non poteva mancare l’Alfa Romeo con alcuni gioielli in gara. Il marchio del Biscione è stato main sponsor di questa prima edizione ed è tornato a Trieste nel giro di una settimana dopo essersi imposto con il Maxi 72 alla Barcolana 2016. Immancabile l’eleganza di Porsche con vari esemplari presenti: la più glamour, la 356 Speedster del ‘56 della collezione Porsche Italia, affidata ai giornalisti Gaetano De Rosa e alla sottoscritta.
Cosa ha reso emozionante questa competizione, oltre alla complessità delle prove? Di sicuro la location. Ritrovarsi in piazza Unità d’Italia a Trieste, tra gli edifici severi e maestosi della tradizione asburgica, con il mare di fronte e le montagne a fare da cornice, è stato altamente suggestivo, soprattutto al tramonto, in mezzo a migliaia di piccole luci.

Per Maurizio De Marco, Susanna Serri, Riccardo Novacco e Francesco Comotti di Asd Adrenalinika Motorsport, organizzatori della Mitteleuropean Race, la sfida è stata vinta. L’obiettivo di far vivere una città così austera e nostalgica, espressione di una vera cultura mitteleuropea, attraverso una corsa automobilistica d’antan, è stato pienamente centrato.

Le verifiche tecniche si sono svolte sul mare, a Sistiana, 15 chilometri da Trieste, nel gioiello di Portopiccolo, un porticciolo incastonato all’interno di una vecchia cava di marmo dismessa, e diventato oggi un resort di lusso con posti barca, appartamenti e un hotel 5 stelle. Uno dei più corposi investimenti immobiliari in Italia realizzato da un imprenditore privato. Portopiccolo è stato anche teatro delle 8 prove a cronometro, subito dopo la partenza da Trieste per la prima tappa di 195 chilometri.

Una sequenza densa di difficoltà, con pressostati collocati dopo una curva e alcuni tratti sterrati a sorpresa. È stato l’assaggio di quello che hanno affrontato gli equipaggi nelle successive 78 prove. Anche i driver più esperti, abituati a passaggi in rettilineo e a vista nelle gare di punta (dalla Mille Miglia al Gran Premio Nuvolari) si sono trovati a fare i conti con i centesimi di secondo.

C’era da aspettarselo. Il percorso è stato progettato da uno che di cronometri se ne intende. Maurizio De Marco ha passato una vita a fare gare sui gioielli anteguerra dell’Alfa Romeo del museo storico di Arese, in coppia con Fabio Salvinelli. Conosce perfettamente esigenze e problematiche degli equipaggi e sa cosa serve per dare un po’ di pepe alla gara. Dunque, prove insidiose e trasferimenti indicati in modo preciso sul roadbook ma senza segnaletica aggiuntiva lungo la strada, che è una pratica a cui i concorrenti delle gare di Regolarità tradizionali sono abituati, soprattutto nelle gare blasonate, tanto da rendere superfluo, a volte, l’uso del road book.

Usciti da Sistiana, ci siamo addentrati nella zona del Collio Friulano, lungo un percorso suggestivo tra vigneti perfettamente sagomati, con due serie di prove – da 8 e da 7 tubi, stesso stile e stesso mordente – che ci hanno accompagnato direttamente a Trussio per la pausa pranzo, nelle cantine Jermann, storico produttore di vino da generazioni, famoso in tutto il mondo per il profumo dei bianchi e l’eleganza dei rossi. All’interno della tenuta Jermann si sono svolte le prove dell’omonimo trofeo. Una sequenza articolata e lunghissima di 17 passaggi sul pressostato.

Archiviata la gimkana, la gara è proseguita in terra slovena, oltrepassando la dogana e le postazioni di controllo. È stata l’occasione per effettuare la prima prova di media a 40 km/h, un percorso di circa 10 chilometri, con due rilevamenti nascosti. Poi il rientro in Italia e l’ultima serie di PC a Portopiccolo. Una piccola rivincita per chi ha avuto difficoltà la mattina e si è rimesso in gioco la sera.

La seconda tappa da 153 chilometri ha preso il via, sotto il caldo sole triestino, sempre da Piazza Unità d’Italia: 31 le auto ai blocchi di partenza dopo i ritiri. Direzione Cormons, zona di vitigni eccezionali. Prima dell’arrivo in città, è stata affrontata una sequenza di 15 prove cronometrate, tutte brevi, ma insidiose.

La sosta a Cormons è stato lo zuccherino che ha preceduto lo snodo, forse, più complicato della gara. I 9 passaggi predisposti lungo il circuito cittadino, sono stati un vero rompicapo, soprattutto per i navigatori, a causa dell’assenza di indicazioni sul campo, cosa che ha indotto in errore tutti gli equipaggi. Per questo il giudice di gara ha deciso al termine dell’ultima tappa di annullare ben 3 rilevamenti. Usciti da Cormons, la gara si è snodata sempre lungo l’itinerario del Collio Friulano con gli ultimi 8 passaggi sui tubi, e l’inserimento tra l’ottavo e il nono controllo, della prova di media a 30 km/h. Esaurite le prove, la carovana ha fatto rientro a Trieste per la sfilata conclusiva nella piazza simbolo.

Un connubio che ha offerto una nuova immagine della città. L’evento ha costituito un esempio innovativo di promozione delle bellezze del Friuli Venezia Giulia e di valorizzazione della cultura automobilistica con tutte le carte in regola per diventare, in futuro, un appuntamento fisso.

di Laura Ciarallo | foto Susanna Serri

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