La gara bresciana, nella rievocazione storica numero 34, ha suscitato un grande interesse per il fascino che emanano gli esemplari da corsa del passato. Nella rassegna itinerante è sfilata la produzione automobilistica più significativa della prima metà del Novecento

Cambia il percorso, cambia la durata, ma la rievocazione della 1000 Miglia riscuote di anno in anno un successo sempre maggiore. Soprattutto da parte di appassionati che la corsa più bella del mondo non l’hanno mai vista direttamente, tuttavia se ne sono fatti un’idea precisa proprio grazie alle rievocazioni storiche, ormai giunte alla 34 edizione. La chiave del successo è legata alla sfilata del patrimonio più prestigioso di auto del passato, per la stragrande maggioranza da corsa, a cui è dato assistere. Oggi il limite di velocità media per i concorrenti è bassissimo (come vuole il regolamento), ma quelle forme muscolose, quel rombo sonante e le ruote scoperte fanno brillare nella mente l’idea di velocità. I consensi varcano i confini e il fenomeno della 1000 Miglia è diventato globale, tanto è vero che i concorrenti stranieri sono in aumento e supereranno il numero degli iscritti con targa tricolore.

È stato l’inno di Mameli a riecheggiare al Teatro Grande di Brescia domenica 22 maggio nel corso delle premiazioni. Ad aggiudicarsi la vittoria, infatti, è stato il team bresciano composto da Andrea Vesco e Andrea Guerini a bordo di un’Alfa Romeo 6C 1750 GS Zagato del 1931 che, dopo il secondo posto del 2015, quest’anno ce l’hanno messa davvero tutta per agguantare il successo, coadiuvati da una vettura che non ha mai dato loro il minimo problema. Con 51.542 punti si sono imposti su un altro equipaggio italiano, quello composto da Luca Patron ed Elena Scaramuzzi che, con la loro O.M. 665 Superba Sport 2000 CC del 1926, hanno totalizzato 50.088 punti, lasciandosi alle spalle il duo Mozzi-Biacca, terzo con 49.262 punti, su un’Alfa Romeo 6C 1500 Gran Sport del 1933. Tra le dame, invece, si sono distinte Silvia Marini e Saskia Stoeckelmann su una Riley 12/4 Sprite del 1936.

Sul podio, dunque, auto costruite negli anni Venti e Trenta, che hanno sbaragliato vetture ben più potenti e veloci. La ragione di questo risultato sta nel coefficiente, previsto dal Regolamento, che prevede che le penalità effettive vengono moltiplicate per un numero ricavato dall’anno di costruzione. Ecco anche la ragione per cui coloro che puntano alla vittoria finale si presentano alla partenza a bordo di vetture dalle moltissime primavere.

Veniamo alla cronaca. Da Viale Venezia, Brescia, sotto una pioggia torrenziale che non ha scoraggiato nessuno, giovedì 19 maggio, 450 equipaggi in rappresentanza di 38 nazioni e a bordo di esemplari di 71 Case automobilistiche sono partiti alla volta di Rimini accompagnati da 65 vetture del Ferrari Tribute To 1000 Miglia, e da altre 60 del Mercedes-Benz Challenge To 1000 Miglia, che hanno fatto parte della carovana per tutti e quattro i giorni della manifestazione. Quindi quasi 600 auto, attraversando oltre 230 comuni italiani, sono state applaudite da migliaia e migliaia di persone, che, ai bordi del percorso, incitavano, fotografavano e filmavano le vetture che hanno dato vita all’edizione 2016 della 1000 Miglia, che non è stata solo una passerella, ma una vera e propria gara di regolarità con tanto di prove a cronometro, 76 in questa edizione, e con 7 prove di media oraria, piuttosto complicate in quanto in passato non erano previste.

È stata una corsa contro il tempo, a volte anche contro il Codice della Strada e contro la stanchezza. In quattro tappe, infatti, gli equipaggi hanno percorso circa 1800 chilometri. La prima tappa li ha portati da Brescia a Rimini, come detto, passando prima all’interno del Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio e poi toccando le città di Ferrara e Ravenna. La giornata di venerdì ha visto il passaggio della carovana attraverso le Marche dove, dopo aver attraversato Macerata e Fermo, percorrendo l’antica via consolare Salaria, è giunta nella Capitale. L’indomani, sabato 21 maggio, partenza all’alba per quella che è stata la tappa più lunga e difficile. Da Roma, infatti, gli equipaggi sono risaliti fino a Parma attraversando la Toscana e salutando due città d’arte: Siena, con passaggio nella Piazza del Campo (dove si effettua il Palio), e Firenze. Carico di storia legata alla 1000 Miglia, poi, il percorso lungo i Passi della Futa e della Raticosa, incorniciato da centinaia di persone giunte da tutta Italia per veder passare le auto della Freccia Rossa su quegli storici tornanti, teatro di imprese memorabili non solo ai tempi di Varzi e di Nuvolari. Si preannunciava nell’atmosfera l’arrivo nella Motor Valley, la terra dei motori, con passaggio obbligato a Bologna, Modena, dove il serpentone delle gloriose auto del passato ha reso omaggio al Museo Casa Enzo Ferrari, e a Reggio Emilia.

La quarta e ultima tappa ha portato i partecipanti da Parma a Brescia passando per Cremona e Lodi, località quest’ultima mai stata toccata durante la 1000 Miglia storica, ma la ragione della scelta di Lodi riguarda i sessant’anni dalla vittoria di Eugenio Castellotti, pilota lodigiano appunto, della edizione numero 23 della 1000 Miglia, a bordo di una Ferrari 290 MM.
Gli organizzatori e il comune stesso hanno voluto giustamente rendergli omaggio, anche per il fatto che il pilota lombardo è stato protagonista di alcune edizioni della corsa bresciana. In quella del 1955 in cui Moss segnò il record a oltre 157 km/h, Castellotti, prima di Padova, superò il pilota della Mercedes partito un minuto prima di lui e fu primo a Ravenna alla spettacolare media di 192 km/h. Poi si ritirò, a Porto San Giorgio, per ripetuti problemi alle gomme.

Da Lodi al più noto circuito del mondo, a Monza, il passo è stato breve. Prima nel centro città, poi nel Parco e in autodromo, dove si sono svolte sia le prove cronometrate sia l’ultima prova di media. Infine l’attraversamento della città di Bergamo prima di raggiungere la Franciacorta e di tagliare il traguardo a Brescia.

La 1000 Miglia storica è diventata un fenomeno globale, si diceva all’inizio. Soprattutto in Inghilterra, in Germania e in altri Paesi come Argentina Giappone e USA gode di grande notorietà e l’idea di partecipare alla corsa attira nuovi equipaggi.

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