In questa puntata della mia rubrica intendo varcare le frontiere del presente, entro i cui confini i lettori mi attendono, per un’escursione nel pianeta delle auto del passato. Si è parlato molto, negli ultimi tempi, di auto storiche per la soppressione, per le vetture tra i venti e i trent’anni di età, del vantaggio già loro riconosciuto, che consisteva in una notevole agevolazione nel pagamento della tassa di circolazione. La conclusione è nota: alcune Regioni non hanno recepito la disposizione governativa, altre lo hanno fatto. Gli appassionati residenti nelle prime non avranno nessun aggravio di spesa, coloro che risiedono nelle seconde, invece, dovranno tornare a pagare la tassa come per ogni vettura di recente costruzione. Non entro nella polemica che ne è seguita (e non ancora finita) tra ACI e ASI: ognuno ha occhi e cervello per giudicare.
Volevo fare un’analisi sulle caratteristiche che un’auto deve possedere per potersi fregiare dell’appellativo di storica. Tra le tante proposte, è apparso un elenco di auto secondo cui esse sole potranno, in futuro, ottenere la storicità. Dalla lista sono state escluse, per esempio, le utilitarie di grande diffusione. Non potranno mai diventare storiche – hanno sostenuto gli estensori dell’elenco – in quanto non presentano motivi di interesse né per la storia dell’automobilismo né per i collezionisti né per i semplici appassionati. Scendiamo nel concreto: la Fiat Panda, che pure ha compiuto i fatidici vennt’anni, è troppo diffusa per entrare nel club delle auto storiche. Che interesse potrà destare? Nessuno. Anzi – essi continuano – partecipando a raduni storici ne diminuirà il prestigio e sarà derisa dal pubblico. Così affermano oggi, ipotecando il domani e, anche quando la Panda avrà compiuto 40 o 50 anni, verrà tenuta lontano da eventi e manifestazioni rievocative; inoltre non vedrà mai lievitare, neppure a passo di lumaca, la sua quotazione.
Ora facciamo un salto all’indietro e riportiamoci alla fine degli anni Sessanta, precisamente nel 1968, quando ebbe fine la produzione della Fiat 600, l’auto che simboleggerà per sempre un aspetto del cosiddetto miracolo economico. Nata nel 1955, la rivoluzionaria vettura venne prodotta in alcuni milioni di esemplari e, se quando apparve sul mercato destava interesse, dieci o dodici anni dopo era considerata una vettura che non esercitava alcuna attrazione e chi era al volante veniva collocato sui gradini più bassi della scala economico-sociale.
Oggi le cose sono cambiate. La Fiat 600 ha visto, nel corso degli anni, aumentare la sua quotazione e oggi le viene riconosciuto il ruolo importante che ha avuto nella storia dell’automobilismo, dell’economia e del progresso del nostro Paese. E la 600 partecipa, a buon diritto, agli eventi riservati alle auto storiche, destando interesse. Nessuno trova da ridire se è stata prodotta in numeri quasi eccessivi. Chi può affermare con certezza che la Panda non segua la stessa strada verso la storicità? Non è qui il caso di descriverne i motivi d’interesse, ma credo che basti quel che rispose Walter de’ Silva, il designer del gruppo Volkswagen, a chi gli chiedeva quale macchina avrebbe voluto disegnare: “La Panda”.

Post precedente

Il numero del mese di giugno

Post successivo

Misteri della strada

Redazione

Redazione

Il bello di ieri, il meglio di oggi, le auto di domani: AutoCapital, dal 1981 ogni mese il best-seller in edicola

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *