A scuola insegnano che si studia la storia per non ripetere gli errori del passato. Peccato che i politici italiani, alcuni dei quali acclamati professori, si dimentichino tanto rapidamente dei loro stessi errori…

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. La locuzione latina che tradotta letteralmente significa “commettere errori è umano, ma perseverare (nell’errore) è diabolico” è una frase entrata nel linguaggio comune, come aforisma con il quale si cerca d’attenuare una colpa, un errore, purché sporadico e non ripetuto. Questo motto, ahinoi, non deve essere familiare all’italica classe dirigente.
Il caso più recente che conferma il circolo vizioso degli errori “made in Italy”, riguarda l’abolizione dell’esenzione dalla tassa di proprietà dovuta dai proprietari delle auto ultraventennali, una delle novità più amare per gli automobilisti tra quelle contenute nel DDL collegato alla Legge di Stabilità 2015 che, per inciso, introduce nuove tasse per 36 miliardi di euro. Parallelamente, alle Regioni sarà data facoltà di rideterminare le tasse automobilistiche in modo progressivo in relazione alla potenza delle autovetture e alle emissioni inquinanti. In soldoni, vetture da 300-400 CV, Euro 1 o 2 andranno a pagare tasse automobilistiche di ammontare superiore al loro stesso valore di mercato, destinato a ridursi drasticamente se non ad azzerarsi.
Un fenomeno che, qualche anno fa, Loris Casadei, allora Direttore Generale di Porsche Italia, descrisse sapientemente nelle pagine di AutoCapital creando l’espressione “esproprio del valore”, in riferimento alla perdita di valore di beni mobili e immobili connessa a improvvise variazioni della fiscalità relativa a essi. Risultato, domani (forse, quasi di certo) come allora: radiazioni per esportazione, demolizioni e crollo ulteriore del valore di mercato di modelli che, invece, avrebbero potuto conoscere una importante rivalutazione a breve-medio termine, dopo aver raggiunto il minimo storico nelle quotazioni delle riviste specializzate e nelle valutazioni registrate nelle compravendite. Tra questi, le Ferrari Testarossa, 512 TR e 456 GT, le Porsche 911 Turbo generazione 964, le prime Lamborghini Diablo e Honda NSX, le Audi 100 S4, Coupé S2 e Quattro 20v, le BMW M3 e M5, Bentley, Aston Martin e Rolls-Royce dell’epoca.
È quasi certo che, nella fase di conversione in legge del DDL Stabilità questi provvedimenti verranno confermati; resta però il fatto che nelle fasi di incertezza normativa l’economia si blocca. E resta il fatto che, come ben descritto da principi economici elementari, all’aumentare della pressione fiscale non solo diminuisce l’intero gettito generato da quel settore economico, ma si innesca anche una contrazione dei consumi che porta a una riduzione del PIL, dell’occupazione e dei consumi.
Quanto descritto è più o meno quello che ha “combinato” il governo Monti qualche anno fa con la misura demagogica della tassa sul lusso, del superbollo da pagare nella dichiarazione dei redditi, dei controlli fiscali eseguiti in mezzo alla strada: un disastro dal quale l’economia italiana non si è mai più ripresa e per il quale nessun ministro ha pagato. Ha tuttavia dell’incredibile che, dimostrato economicamente e matematicamente che l’introduzione del superbollo ha portato minori entrate fiscali, nessuno si prenda la briga di abolirlo e anzi si continui ad azzannare l’auto e i suoi proprietari con una pervicacia che va a detrimento degli stessi interessi dell’Erario. Un’anacronistica guerra ideologica contro l’automobile, meglio ancora se di prestigio, nel nome di un anticapitalismo dagli effetti imbarazzanti anche a livello di ordine pubblico, stando alle cronache delle ultime settimane.
Non conforta gli Italiani osservare quanto accaduto di recente in Giappone, dopo che l’imposta locale sul valore aggiunto è stata portata dal 5% all’8% e si è registrato un improvviso calo dei consumi e del PIL. Al punto da mettere in forse un ulteriore aumento, dall’8% al 10% in previsione a breve. Non consola proprio perché i governanti del Belpaese hanno già annunciato un aumento dell’IVA dal 22% al 25,5% nel prossimo anno. Incertezza porta crisi, aumento della fiscalità porta crollo dei consumi e dell’occupazione.
Fermateli, fermiamoli prima che sia troppo tardi. Per l’automobile, per gli appassionati delle quattro ruote, ma anche e soprattutto per l’imprenditoria privata italiana che la politica ha messo in ginocchio da troppo tempo, rendendola impotente nell’affrontare la concorrenza internazionale.

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Alberto Franzoni

Alberto Franzoni

Direttore responsabile del mensile AutoCapital che accompagna dal 2002, l'anno della sua rinascita, con orgoglio e piacere. La corsa continua, con gli occhi aperti sul mondo che cambia e le radici piantate nel glorioso passato di un mensile che ha fatto la storia dell'automobilismo in Italia.

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