La regina delle gran turismo storiche del tridente ha da poco festeggiato il suo cinquantesimo compleanno. La linea filante di Giugiaro e le prestazioni del V8 l’hanno fatta entrare nei desideri dei vip e nei cuori degli appassionati, riscuotendo un tale successo che il suo nome è utilizzato ancora oggi dalla Maserati. A mezzo secolo dalla presentazione ci siamo recati nella sua terra d’origine per apprezzarla nelle varie versioni

Un vento caldo soffia da cinquant’anni sul mondo delle auto sportive. Oggi più forte che mai, visto quanto è ricercata questa vettura, una delle Maserati più famose di sempre. In questo anniversario, vale la pena di ripercorrerne la storia. A metà degli anni sessanta, in pieno boom economico, la Maserati, ormai affermata nella produzione di gran turismo, avvertiva l’esigenza di una sportiva di punta, per dare un’erede alla Mistral e sfruttare appieno le potenzialità del motore V8. D’altronde la concorrenza, soprattutto quella “conterranea”, aveva affilato le armi. La sfida diventava perciò quella di creare una vettura ad altissime prestazioni, che però mantenesse il Dna del marchio in fatto di eleganza e comfort. Puntando ad un design spiccatamente sportivo, la casa del Tridente si rivolse alla Ghia, dove da un anno era capo-designer il giovane Giorgetto Giugiaro. Una scelta rivelatasi davvero azzeccata: ne risultò infatti una linea capolavoro, di rottura rispetto agli stilemi in voga in quegli anni, fatti di linee sinuose e bombature, per puntare invece su tratti tesi che diverranno il riferimento del decennio successivo: un design, insomma, decisamente precursore dei tempi. Il frontale era basso e rastremato, con i fari a scomparsa basculanti (per la prima volta su un’auto europea) ed un cofano interminabile, che lasciava intendere una meccanica generosa. La coda di tipo “fastback” declinava dal tetto senza interruzione e l’insieme proponeva linee tese, ma mai rigide. La Ghibli fu fondamentale per Giugiaro: oltre ad essere l’opera più riuscita del suo periodo alla Ghia, contribuì ad affermarlo come designer di riferimento Maserati, incoraggiando la scelta di mettersi in proprio con l’Italdesign. Ad una simile carica di innovazione stilistica faceva da contraltare un’impostazione tecnica piuttosto tradizionale, con telaio tubolare e assale rigido al posteriore, preferito al più raffinato ponte De Dion, che sulla Quattroporte si era rivelato problematico in talune condizioni d’uso. Meccanicamente, il punto di forza della Ghibli era il motore otto cilindri di 4.7 litri, di lontana ma avvertibile origine corsaiola, che adattato all’uso stradale forniva doti coppia e di allungo notevoli, oltre ad un sound entusiasmante; la soluzione a carter secco permetteva inoltre di abbassarne il posizionamento, per adattarlo al design del cofano e migliorare la distribuzione dei pesi. La considerevole potenza di 330 CV garantiva prestazioni eccezionali, che a loro volta determinavano consumi rilevanti, per sostenere i quali la vettura venne dotata di due serbatoi, per un totale di 100 litri di capacità. La presentazione avvenne nel novembre 1966 alla 48° edizione del Salone dell’Auto di Torino, negli stand Maserati e Ghia, dove riscosse unanimi consensi, che ne incoraggiarono la messa in produzione, nel 1967, a ritmi superiori rispetto a quanto preventivato, per riuscire a soddisfare i numerosi ordini. Per la denominazione commerciale del progetto “AM115”, si optò nuovamente per un vento, questa volta sahariano: Ghibli, un nome destinato a fare la storia della Maserati. Nel 1969 fu presentata la Ghibli Spyder. Una scoperta dalla linea filante ed elegante, ma priva di quel tetto spiovente che rappresenta il tratto stilistico distintivo della Ghibli; dal cofano in poi si trattava in pratica di un’altra macchina. Pur essendo una delle più belle e performanti roadster del suo tempo, la Ghibli Spyder non riuscirà a ricalcare il successo della coupé, totalizzando appena 128 esemplari, venduti perlopiù negli USA e, curiosamente, nel freddo Nord-Europa. Nel 1970 debuttò la versione “SS”, con motore di 4.9 litri, solo leggermente più potente, ma con un aumento della coppia che strizzava l’occhio alla clientela americana. Disponibile anche in configurazione Spyder, la “SS” non sostituiva la versione “normale”, ma la affiancava in listino. Sempre in quel periodo, furono operati sulla gamma Ghibli lievi ritocchi esterni ed interni. La versione SS diede ulteriore linfa alle vendite, mentre le Spyder continuavano ad essere prodotte col contagocce. La produzione terminò nel 1973, quando la Maserati, ormai di proprietà Citroën (la Ghibli rappresenta di fatto l’ultima vettura creata dalla famiglia Orsi), aveva già presentato la sostituta, la Khamsin di Bertone, che ne riproponeva l’impostazione e le proporzioni. Con 1332 esemplari prodotti in totale, la Ghibli risulta la più venduta tra le gt classiche ad otto cilindri del Tridente, e anche quella più conosciuta dal pubblico. Il nome Ghibli è divenuto talmente famoso, che la Maserati lo ha riproposto due volte nei decenni successivi: nel 1992 per l’ultima e più compiuta evoluzione della Biturbo, e nel 2013 per la berlina sportiva che sta fissando nuovi traguardi di vendita. Nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario, abbiamo avuto la possibilità di fotografare in esclusiva la gamma storica Ghibli nei piazzali dell’azienda “Hombre” di Modena (uno dei luoghi simbolo per gli appassionati del Tridente, essendovi custodita la collezione di Maserati storiche “Umberto Panini”), in un soleggiato pomeriggio di novembre, degno della proverbiale “estate di San Martino”. Quattro esemplari in condizioni eccezionali, messi a disposizione da collezionisti di lunga data, tutti della zona: è lì nella “Motor Valley”, infatti, che si concentra il maggior numero di vetture classiche e appassionati doc della casa del Tridente, rappresentata nell’occasione dal mitico Ermanno Cozza, la memoria storica della Maserati, gli occhi del quale brillano ogni qualvolta rivede le auto che ha contribuito a realizzare. Cozza è una fonte inesauribile di aneddoti sulla Ghibli, come quello sullo storico collaudatore Bertocchi che, a bordo di una SS, raggiunse la velocità di 282 km/h su una Bologna-Padova ancora priva di limiti, mentre giura che un esemplare sperimentale allestito per la Bilstein con rapporti lunghi, cui lui curò personalmente il potenziamento dei freni, era in grado di superare i 300. Noi, invece, ci accontenteremo di velocità ben più basse, nel giro che ci viene concesso al volante di un esemplare, in perfetta efficienza meccanica in quanto di proprietà dell’officina Candini, specializzata in Maserati storiche. Saliamo a bordo: l’interno è totalmente rivestito di pelle Connolly, con uno splendido volante in legno ed un dispiegamento di strumentazione degno di un aereo. L’ambiente è caldo ed accogliente, le sedute comode e lo spazio a disposizione degli occupanti generoso in tutte le direzioni, anche se la posizione di guida è infossata. Pur omologata a libretto come 2+2, la Ghibli è in realtà una due posti; in compenso ha davvero tanto spazio per i bagagli, per quanto penalizzato dall’assenza del portellone e dall’essere in gran parte a vista dall’ampio lunotto. Ricchissima la dotazione per l’epoca, con anche l’aria condizionata di serie. Giriamo la chiave e il V8 inizia a borbottare sornione. Il cambio necessita una presa di confidenza, la retromarcia non entra con facilità; la frizione non è poi tanto dura e lo sterzo è morbidissimo grazie all’idroguida. Ci avviamo, il motore sale di giri con grande facilità grazie alla generosa coppia disponibile. Guidiamo sugli “stradelli” della campagna modenese, dove la Ghibli si muove con agilità; l’unico problema è rappresentato dal cofano molto lungo, che crea qualche difficoltà negli incroci. In tangenziale, invece, possiamo affondare di più il gas: avvolti da un rombo coinvolgente, ma mai fastidioso, ci stupisce l’allungo, che pare infinito. Pur senza esagerare, si raggiungono velocità di tutto rispetto e l’accelerazione, nonostante le marce così lunghe, è davvero rapida. Il tutto con un comfort notevole per l’età della macchina. Ermanno Cozza conferma le nostre impressioni su questa caratteristica del marchio Maserati, oggi come allora: “Rispetto alla coeva Daytona, la Ghibli si rivela, a parità di prestazioni, un’auto più confortevole e versatile, utilizzabile anche per andare a teatro in abito da sera, senza affaticarsi”. Quando scatta il paragone con Ferrari, il suo tono di voce si fa più acceso e traspare l’orgoglio di bandiera: nonostante il tempo trascorso e l’odierna proprietà comune, tra i modenesi della “vecchia guardia” si respira ancora aria di derby.

SCHEDA TECNICA

Motore: 8 cilindri a V, cilindrata 4719  (SS: 4930 cc)
Alimentazione: quattro carburatori doppio corpo Weber
Potenza: 330 cv a 5500 giri; (SS: 335 cv)
Trasmissione: cambio ZF a 5 rapporti (a richiesta autom. a 3 rapporti)
Dimensioni: lung. = 4590; larg. = 1800; alt. = 1160; peso = 1550 kg
Prestazioni: velocità max = 275 km/h (SS = 280 km/h); accelerazione 0/100 km/h = 6,8 sec
NUMERO ESEMPLARI PRODOTTI dal 1967 al 1973:
Ghibli: 779 – Ghibli SS: 425 – Ghibli Spyder: 83 – Ghibli SS Spyder: 45 (dati Maserati Classiche)

INDIRIZZI UTILI

CLUB
Maserati Club Italia – www.maseraticlubitalia.it
DOCUMENTAZIONE
Maserati Classiche – maserati.classiche@maserati.com
MUSEI
Collezione Umberto Panini – www.paninimotormuseum.it
OFFICINE E RICAMBI
Candini Giuseppe – www.candinimodena.com
Tralli Franco – www.trallifranco.it
Campana Onorio – www.campanacarrozzeria.it

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Claudio Ivaldi

Claudio Ivaldi

Giornalista, esperto di auto sportive italiane, con una predilezione per i marchi emiliani, di cui ama approfondire la storia. La passione per le belle auto gli è nata durante l'infanzia, proprio grazie ad AutoCapital.

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