Oltre 100 equipaggi si sono sfidati a colpi di regolarità sugli oltre 600 chilometri di gara tra Emilia, Liguria e Toscana. A trionfare è stato, per il sesto anno consecutivo, l’equipaggio Vesco-Tanghetti su Fiat 508 S Balilla Sport del 1934

di Laura Ciarallo foto René Photo, D. Benassi, E. Giovannelli

 

Ci rivediamo a Canossa! È il saluto consueto con il quale ci si congeda ogni anno dal Gran Premio Terre di Canossa. L’ottava edizione di questo evento sportivo, ideato e organizzato da Luigi Orlandini e Francesca Azzali, titolari della Scuderia Tricolore, è stata all’altezza delle aspettative. Un grande classico della regolarità, atteso da top driver, appassionati di motorismo storico e da chi si prepara a correre alla 1000Miglia. I 600 chilometri percorsi dal 19 al 22 aprile fra le incantevoli strade di Emilia, Liguria e Toscana, sono infatti considerati da molti un ottimo allenamento.

105 gli equipaggi alle prese con 60 prove a cronometro e 6 di media, tutte di notevole difficoltà tecnica e di differente tipologia: su strada e in pista, in salita e in discesa, alcune veloci, altre panoramiche. Al termine della cavalcata, che ha preso il via da Salsomaggiore Terme e si è conclusa a Reggio Emilia – nella nuovissima sede di “Ruote da Sogno”, dove sono esposte oltre 700 moto storiche, la più imponente collezione d’Europa, ha conquistato il terzo gradino del podio l’equipaggio olandese n. 10, John Houtkamp e Chelly Houtkamp su Lancia Lambda Tipo 223 corto
spider del 1928, secondi il team n. 3 composto da Fabio Salvinelli e Guido Ceccardi su Fiat 514 MM del 1930, mentre si è aggiudicato la vittoria, per il sesto anno consecutivo, il campione italiano in carica Andrea Vesco navigato dalla compagna Manuela Tanghetti su Fiat 508 S Balilla Sport del 1934. A lui anche la coppa riservata alle anteguerra e la classifica speciale per le prove di media. La Coppa delle Dame è andata all’equipaggio n. 69, Daniela Guaita e Milena Guaita, su Lancia Appia 3° serie del 1961. Una classifica speciale ha premiato le Ferrari moderne al seguito: primo, l’equipaggio 110, Franco Serventi e Daniela Maccini su una Ferrari 458 Speciale A, seguito dagli equipaggi n. 111, Serventi-Bercelli, e 109, Carabelli-Carabelli. Gara sul filo di lana anche per il Trofeo Forte dei Marmi, vinto da Houtkamp-Houtkamp, e il Trofeo Tricolore sui ponti sul Po di Calatrava, conquistato dall’equipaggio n. 11 Bazenin-Bazenina. Un riconoscimento è andato all’equipaggio
russo n. 71, Shterenberg-Shterenberg partito da S. Pietroburgo a bordo di un’ iconica Volga GAZ-21 Sedan del 1961e arrivato in Italia dopo 1600 km di strada.

 

L’organizzazione

Il Terre di Canossa si distingue nel panorama dei rally storici per la combinazione vincente tra parte turistica dell’evento e adrenalina della competizione. I tempi sono studiati alla perfezione per poter vivere momenti conviviali e visitare i luoghi attraversati senza rinunciare al piacere della gara. Mai come in questa edizione si è registrata un’altissima partecipazione di equipaggi stranieri (il 67%), rappresentanti di 16 nazioni, compresa l’Australia e l’Argentina. Venti le anteguerra presenti, 28 case automobilistiche partecipanti, in testa Alfa Romeo con 15 vetture (la sottoscritta ha gareggiato con un’Alfa Romeo Giulia Spider del 1962). Tra le auto più vecchie in gara, una OM 665 Superba del 1925, una Fiat 509 del 1926, una Amilcar GCSS del 1926, una Lagonda M45 T8 Tourer del 1934.

In pista anche un’auto che ha fatto la storia del cinema. La Triumph TR3 del ‘58 utilizzata nelle riprese de “La Dolce Vita” di Federico Fellini con Marcello Mastroianni e Anita Ekberg, alla sua prima uscita pubblica dopo un lungo lavoro di restauro. Scovata e fatta rinascere da Filippo Berselli, il proprietario, che ne ha ricostruito ogni particolare.

In questa edizione del Terre di Canossa è approdato per la prima volta su smartphone il sistema di monitoraggio satellitare Racelink, dedicato alle competizioni automobilistiche su strada, strumento utilissimo per l’assistenza in caso di necessità. Ad ogni equipaggio è stato fornito un cellulare, anche per comunicare con la direzione di gara e controllare in tempo quasi reale i risultati delle prove.

 

Il percorso

La gara ha preso il via il 20 aprile dalle spettacolari terme Berzieri di Salsomaggiore, preceduta da una serata di gala al Palazzo dei Congressi, gioiello liberty inaugurato nel 1901. Il Salone Moresco, voluto nel 1925 come salone delle feste, fu scelto dal regista Bernardo Bertolucci per girare alcune scene del film premio oscar “L’Ultimo Imperatore”.
Le prime prove si sono svolte nel circuito di Varano, seguite da quelle al Passo Cento croci in uno scenario da cartolina. Valicati gli Appennini, la discesa su La Spezia per il pranzo a Portovenere e una sosta con vista in cima al castello di Lerici. Come ogni anno non è mancato un passaggio all’interno dell’Arsenale della Marina Militare di La Spezia, dov’era ormeggiata la Nave Vespucci, “la più bella del mondo” come venne definita da alti esponenti della marina americana. Le ultime prove della giornata si sono svolte a Monte Marcello per poi proseguire verso il borgo di Ameglia e
Bocca di Magra. In serata, l’arrivo libero a Forte dei Marmi.

La seconda giornata si è svolta tutta nel cuore della Toscana, tra Lucca e Pisa, raggiunte attraverso un percorso panoramico tra le Alpi Apuane e la Garfagnana. A Lucca le auto hanno sfilato lungo le mura, costruite nel 1504 e ora Patrimonio Unesco, solitamente chiuse al traffico, ma accessibili per l’occasione. Altrettanto stimolante la tappa a Pisa dove gli equipaggi si sono fermati per una sosta davvero speciale all’interno del giardino segreto della Fondazione Comel, aperta in via eccezionale ai partecipanti del Terre di Canossa, a pochi passi da Piazza dei Miracoli e della Torre Pendente. Rientrando a Forte dei Marmi si è svolto il consueto gruppo di prove a cronometro in Piazza Marconi per il Trofeo Forte dei Marmi – Cuervo y Sobrinos, e a seguire il beach party al Bambaissa Club, diventato ormai un appuntamento fisso dell’evento.

Nell’ultimo giorno di gara gli equipaggi hanno salutato il mare della Versilia e sono rientrati in Emilia passando per la rinascimentale Sarzana e attraverso gli Appennini sul Passo del Cerreto. Destinazione finale Reggio Emilia, non prima però di cimentarsi con le ultime 3 prove speciali sugli avveniristici ponti sul Po di Calatrava. L’arrivo con sfilata nel centro della città a piazza del Duomo. La cerimonia di premiazione si è svolta in una location sorprendente: all’interno dell’hangar nuovo di zecca di “Ruote da Sogno”, un incredibile contenitore di auto e moto storiche tra i più
grandi d’Europa, alle porte di Reggio Emilia.

 

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