Sembra che lo facciano apposta. Hanno concepito, deciso e promulgato leggi, dal 1948 a oggi, confuse, farraginose e approssimative. Possibile che coloro che le stilano, che dovrebbero essere degli autentici esperti dei vari settori, si comportino invece come dei dilettanti allo sbaraglio? Si vuole colpire l’eccesso di velocità? Benissimo, ma non mettete i rilevatori dove i 50 km/h non hanno alcuna ragione di esistere. Un fondo stradale è dissestato a tal punto da diventare pericoloso? Fatelo ripristinare, ma non collocate il cartello dei 20 km/h per togliervi ogni responsabilità in caso di incidente. E, soprattutto, non distribuite a raffica i segnali di curva pericolosa dove non c’è pericolo, perché perde credibilità l’intera segnaletica stradale.
Ogni automobilista avrà constatato come, sull’autostrada della Cisa, in tante curve si possano superare i limiti, fino al doppio della velocità, indicata in tutta sicurezza. E le cosiddette segnalazioni psicologiche perché da noi non si usano? L’Inghilterra ne è piena. Esempio: all’inizio di una discesa nel Devon (a Ovest di Londra) compare l’avviso che si scende con pendenze del 23%. Poco dopo un secondo segnale dice “Prova i tuoi freni”. Infine c’è un terzo annuncio: “Sei stato avvisato”. Non posso dire se funzionino, tuttavia sono almeno veritieri. La Gran Bretagna è troppo avanti per noi? Può darsi, ma cartelli che influiscono sul piano psicologico se ne trovano anche in Paesi non certamente più evoluti del nostro.
In Argentina, nella provincia di Salta, una cittadina situata a 1600 metri di quota nel Nord Ovest, all’inizio di una piccola località in direzione di San Antonio de los Cobres, si legge: “Andate piano, in questo paese i bambini non abbondano”. Ripeto che non ho dati sull’efficacia di questi cartelli, anche se credo che siano rispettati più di quanto non si creda, tuttavia danno informazioni vere e, soprattutto, dove ce ne è bisogno. Da noi, invece, le cose vanno diversamente e sembrerebbe che lo scopo principale della segnaletica buttata giù a caso, sia, come abbiamo visto nello scorso numero di AutoCapital, non la prevenzione degli incidenti ma fare cassa. L’approssimazione che regna nelle leggi del codice stradale non si limita alla circolazione, ma invade anche altri settori, per esempio il passaggio di proprietà dell’automobile. Chi ne ha fatto almeno uno conosce la trafila (costi eccessivi a parte) che si deve seguire e il tempo che richiede. Un amico inglese che vive in Italia, che ha acquistato un’auto usata, è rimasto sconcertato e mi ha detto che, in Inghilterra, il certificato dell’avvenuto passaggio di proprietà arriva con la posta.
Che, come detto all’inizio, siano degli autentici incompetenti coloro che hanno l’autorità di decidere e di stabilire i regolamenti, lo si vede analizzando la viabilità di una qualunque città italiana. Anche in questo settore sensi vietati e senzi unici vengono distribuiti senza una visione organica e sono completati dai 50 km/h e dalla vicina telecamera con misuratore di velocità. Ma non dove il pericolo esiste davvero, ma su vialoni a tre e quattro corsie, dove il traffico non è mai intenso. E piazzandolo lungo questi nastri d’asfalto, c’è chi ritiene di aver fatto il proprio dovere.

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