Aggiudicata all’asta da RM Sotheby’s per 4,5 milioni di dollari USA la più particolare delle Ferrari: realizzata dalla Carrozzeria Fontana di Padova su disegno di Franco Reggiani per volontą del Conte Giannino Marzotto, ha vinto parecchio e ha rischiato di battere le vetture ufficiali del Cavallino. Ha finito la carriera agonistica in California prima di beneficiare di un eccellente restauro che l’ha riportata alle condizioni con cui venne schierata alla 1000 Miglia del 1951.

La più stravagante delle Ferrari di ogni epoca. E al tempo stesso uno dei modelli di Maranello meno conosciuti dal grande pubblico. Ma non per questo poco apprezzato. Nell’asta che RM Sotheby’s ha organizzato a Monterey durante la settimana californiana dedicata alle auto più esclusive del mondo, culminata con il Concorso d’Eleganza di Pebble Beach, la biposto del Cavallino Rampante è passata di mano infatti per 4,5 milioni di dollari USA. Poco, forse, per un esemplare unico dallo stile così particolare, molto per un’auto che non può vantare la firma dei più prestigiosi carrozzieri degli anni Cinquanta. Il progetto della 12 cilindri modenese si deve a Franco Reggiani, uno scultore dedito anche alle costruzioni automobilistiche, per conto della Carrozzeria Fontana di Padova, su incarico del Conte Giannino Marzotto, veloce gentleman driver figlio della celebre dinastia di imprenditori vicentini nel settore tessile con una passione per le corse non inferiore a quella dei tre fratelli Vittorio, Paolo e Umberto, tutti forti di un particolare talento naturale per la guida. La famiglia Marzotto potè non solo essere annoverata tra i migliori clienti per Enzo Ferrari nei primi anni di attività della Casa automobilistica modenese ma fu anche un’eccellente ambasciatrice del marchio grazie ai successi nelle competizioni e allo stile dei quattro fratelli. Uno dei più noti fu ottenuto alla 1000 Miglia del 1950 da Giannino Marzotto, tra i pochi piloti a poter vantare due successi nella maratona stradale italiana, indossando una giacca doppiopetto che divenne una sorta di uniforme di gara per l’imprenditore veneto che seppe catturare in questo modo l’attenzione del pubblico italiano e dei tifosi della Ferrari. Un’ammirazione che non venne interamente condivisa da Enzo Ferrari nonostante il giro d’affari movimentato dalla famiglia Marzotto: ad accomunare i due c’era uno spirito altamente competitivo che mise a dura prova il rapporto di lavoro, come cliente e come pilota ufficiale. Un particolare, questo, che però non trovò spazio nella testimonianza che Ferrari diede di Giannino Marzotto nel suo libro “Piloti, che gente…” nel quale il Drake descrisse Giannino come “un eccellente pilota che sarebbe potuto diventare un grande professionista e forse anche un campione”.

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