Principale polo d’attrazione sono stati i modelli Alfa Romeo cui era dedicato l’evento. Esemplari di grande rarità e prestigio con nomi che hanno scritto la storia dell’automobilismo sportivo

C’è molto della storia dell’Alfa nel cuore della Silver, la manifestazione internazionale organizzata (dal 16 al 19 giugno) dal Club Piacentino Auto d’Epoca. La Silver è nata recuperando l’importanza e il successo di una celebre gara in salita (la Castell’Arquato-Vernasca, appunto) che si disputò per una ventina di edizione dai primi anni Cinquanta. C’era anche Arturo Merzario, che ha scelto, per lanciarsi verso Vernasca, la “sua” Alfa SZ, la stessa con cui prese parte alla “vera” gara in salita. È trascorso, da allora, quasi mezzo secolo. Pochi minuti dopo è la volta di Mauro Pregliasco. Oggi guida una Alfetta GTV ma l’emozione è la stessa del debutto, quando si schierò al via con la Fiat 850. E, ancora, ci sono Gian Luigi Picchi impegnato, come allora, a domare la potenza della GTAM, e Sandro Munari, che quest’anno ha affrontato la salita con la Fulvia HF Gruppo 4.

Ugualmente protagoniste di questa parata (o concorso dinamico) sono le automobili. Nel paddock ci sono marchi di prestigio e piccole sport artigianali; turismo, gran turismo, monoposto e modelli anteguerra. Così la prima sfida affrontata dagli organizzatori è stata proprio selezionare i 228 equipaggi ammessi tra le oltre 300 domande di partecipazione giunte da 9 nazioni. Tema della rassegna è stato, quest’anno, il “cuore sportivo” dell’Alfa Romeo per raccontare una leggenda fatta di uomini, automobili, tecnologia e vittorie sull’asfalto delle piste e delle prove stradali di tutto il mondo. In omaggio a questa storia sportiva, gli organizzatori hanno proposto, oltre alle salite, anche una giornata di test, il giovedì, sul circuito “Riccardo Paletti” di Varano de’ Melegari. A farla da padrone sono state le vetture del Biscione, ben 78. I modelli iscritti hanno permesso di rileggere un secolo di sport automobilistico. Le 1500, 1750 e 2300, a sei ed otto cilindri, hanno evocato l’epopea rombante della Mille Miglia. È invece stata regina a Le Mans la 2300 8C iscritta direttamente dal Museo Storico Alfa Romeo. È tornato ad echeggiare per la Valdarda il rombo delle TZ, basse sul posteriore come animali pronti a saltare, e delle Giulia GTA, spesso su tre ruote: un tempo bastavano per battere fior di avversari, oggi mandano in visibilio gli appassionati. Possente il ruggito delle 33, nelle varie versioni a 8 e 12 cilindri, veloci e aggressive come quando, negli anni Settanta conquistarono vittorie e titoli nei Campionato Sport Prototipi.Le 75 Evoluzione, SZ Trofeo, la 155 D2 e le moderne 8C e 4C hanno, infine, testimoniato quanto ancora oggi la meccanica non abbia solo memoria ma palpiti di emozione.

In conclusione: per tutto il week end piloti e pubblico si sono divertiti; più arduo il lavoro della giuria chiamata ad eleggere le regine. Best of show vetture anteguerra è stata proclamata la 6C 1750 GS Brianza, una delle due sole esistenti, ora nella collezione di Axel Marx, mentre tra le auto postbelliche un nuovo alloro si è aggiunto al ricco palmares della 33 SC 12, ancora in livrea Fernet Tonic, di Massimo Comelli. La Fiat Ritmo Abarth ex Attilio Bettega di Alfredo Sfulcini, la Giulietta SZ coda tronca di Massimo Cremascoli, la Waldangrind-Maserati Parson di Mario Battistella e la Lancia Lc1 di Stefano Macaluso sono state le più ammirate rispettivamente nelle categorie Turismo, Gran Turismo Sport e Sport Prototipo, mentre la Fiat 1100 Bosato formula Junior di Walter Faralli e la BRM P 180 F1 ex Beltoise di Lange Holger si sono distinte rispettivamente tra le monoposto a motore anteriore e posteriore.

Ma c’è altro, oltre ai premi, c’è una vena romantica, una storia che ciascuno dei concorrenti potrebbe raccontare e condividere, perché ormai quella della Silver è una “comunità” di piloti e di appassionati che si ritrova ogni anno. E che, nel salutarsi, prima di caricare le auto sui carrelli, si è già data appuntamento al 2017.

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