Battuta all’asta da RM Sotheby’s sotto la stima ufficiale, ma pur sempre oltre i 7 milioni di euro: ecco una delle prime Ferrari a mettersi in luce a Le Mans nel 1951-1952. Un gioiello che ebbe una breve ma intensa carriera sportiva e che è arrivato a oggi in eccellenti condizioni grazie anche a due restauri eccelsi

Con un prezzo d’aggiudicazione pari a 7.280.000 euro è stata l’auto venduta a più caro prezzo durante l’asta che RM Sotheby’s ha organizzato nel Principato di Monaco lo scorso sabato 14 maggio: non si è trattato di una sorpresa, vista l’importanza storica della vettura e considerate le condizioni di assoluta originalità con cui si è presentata sotto il martelletto del banditore questa spettacolare barchetta Ferrari 340 America carrozzata dalla Touring Superleggera, che peraltro era stata presentata con una stima d’asta ancor superiore (da 7,5 a 9 milioni di euro).

A renderla quanto mai desiderabile e a far salire sensibilmente il prezzo sono stati senz’altro alcuni punti di forza dell’esemplare passato di mano nel week-end di metà maggio: si tratta infatti di un’auto che ha preso parte a due edizioni della 24 Ore di Le Mans, quelle del 1951 e del 1952, appartenuta in tempi recenti alla strepitosa collezione Mas du Clos di Pierre Bardinon, ancora oggi “matching numbers” con telaio e motori originali, tra le prime Ferrari da competizione impiegate in gare di notorietà mondiale e ancora oggi utilizzabile a pieno titolo per ogni tipologia di evento riservato a vetture storiche di prestigio. Delle 33 Ferrari 340 America costruite questo è il terzo esemplare completato in ordine cronologico, il secondo di otto soltanto carrozzati dalla Touring.

La storia di questa 340 America comincia nel gennaio del 1951, quando inizia l’assemblaggio del telaio 0116/A a opera di Walter Seghedoni, che si prende cura inizialmente della trasmissione e del retrotreno, subito seguito dal montaggio del motore, che viene ultimato ad aprile. I documenti dell’epoca dell’archivio Ferrari riportano che il 2 maggio viene terminato il collaudo del motore al banco, dove risultano una potenza di 217,76 CV a 6500 giri/minuto e una coppia massima di 426,6 Nm a 4000 giri/minuto. A quel punto il motore viene fissato al telaio (il cui interasse misura 242 cm): curioso notare che le carte ufficiali Ferrari riportano l’adozione di una balestra trasversale rinforzata sull’avantreno. Lo “chassis roulant” lascia la fabbrica modenese il 7 maggio per “unirsi in matrimonio” con l’elegante carrozzeria barchetta a due posti disegnata e realizzata dalla Touring. Il 14 giugno avviene il primo test su strada della vettura completa, condotto da un collaudatore del Cavallino Rampante, un certo D’Angelo.

Solo due giorni dopo l’auto viene venduta a un ricco parigino, Pierre Louis-Dreyfus, eroe della Seconda Guerra Mondiale, avendo portato a termine 81 bombardamenti, e prima ancora pilota-gentleman di notevole talento, vincitore della 24 Ore di Le Mans del 1931 al volante di una Bugatti Type 43 e secondo assoluto nella maratona francese nel 1935 alla guida di un’Alfa Romeo 8C 2300. La 340 America è dotata di un V12 di 4,1 litri di cilindrata (340 è la cubatura unitaria dei 12 cilindri), alimentato da tre carburatori Weber 40 DCF e accoppiato a un cambio manuale a 5 marce. Le sospensioni anteriori sono a ruote indipendenti, con balestre trasversale, mentre quelle posteriori sono ad assale rigido con balestre semiellittiche; i freni sono a tamburo sulle quattro ruote.

Dopo il suo prestigioso impiego agonistico alla 24 Ore di Le Mans dl 1951 e del 1952 e alla Coupes de Salon nell’ottobre del 1952 la 340 America telaio 0116/A viene posta in vendita nel 1958 da Charles Pozzi a Parigi e immatricolata nel mese di ottobre dello stesso anno dall’impresario dell’industria del legno Maurice Teissernc nel dipartimento della Landes, che riceve la targa 921CA40.
Nel novembre del 1960 l’auto è venduta a Jacques Alexander Lenglet di Romainville, che permuta una Bugatti Type 57 Atalante per acquistarla, mentre nel 1964 la 340 America giunge nella collezione di Pierre Bardinon che la fa restaurare a Modena. Nel 1974 egli la vende a un politico italiano, Giuseppe Medici di Reggio Emilia, prima che l’acquisti – nel 1982 – un collezionista italiano trasferitosi in Belgio, Ennio Gianaroli. Quest’ultimo la iscrive alla 1000 Miglia Storica nel 1990 (con il numero di gara 149) e nel 1998 (numero di gara 297), al raduno FF40 nel 1992 e agli incontri Ferrari per il 50° anniversario della marca nel 1997 a Roma e a Modena. Il suo ultimo proprietario italiano la iscrive altre cinque volte alla 1000 Miglia Storica, al Gran Premio Nuvolari e alla Coppa d’Oro delle Dolomiti; nel 2008 l’auto è esposta allo stand della Carrozzeria Touring al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este.

Il più recente restauro ha riportato l’auto nelle condizioni in cui ha preso il via della 24 Ore di Le Mans del 1951, livrea compresa, e anche questo è un ottimo motivo per vedere l’auto accolta al via dei più importanti eventi riservati alle auto storiche più prestigiose, come la stessa 1000 Miglia, il Tour de France Auto, il Grand Prix Historique di Monaco e, ovviamente, a Le Mans Classic.

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