Ai cambiamenti delle abitudini che avvengono nel tempo in seno alla società civile, spesso si adeguano anche i costruttori di automobili. Prendiamo in esame il fenomeno del fumo, contro cui da qualche anno è in atto una forte campagna di dissuasione da parte dell’autorità costituita, a causa dei gravi danni che le sigarette provocano alla salute. Quando il divieto di fumare era di là da venire, si poteva notare, lanciando un’occhiata all’interno di una macchina, il portacenere talmente ricolmo di mozziconi che il contenuto spesso fuoriusciva cadendo sui tappetini. Nessuno, poi, faceva caso alla puzza di fumo di cui l’abitacolo era perennemente impregnato, che resisteva anche dopo aver arieggiato la vettura, né dava fastidio il fatto che il cosiddetto cielo, cioè la parte interna della capote di solito coperta di tessuto chiaro, assumeva una tonalità giallastra indelebile.

Tutto questo può avvenire anche oggi, anche se in casi sporadici, ma con modalità ben diverse. Le auto moderne, infatti, non offrono quei capienti posacenere che caratterizzavano le auto di ieri, anzi non sono pochi quei modelli che non l’hanno neppure più in dotazione. Inoltre, sono spariti i deflettori, cioè quelle sezioni triangolari del vetro dei finestrini anteriori, dotate di una maniglietta che ne permetteva l’apertura, attraverso cui il fumatore, con un gesto meccanico, poteva liberarsi della cenere, trascinata compatta all’esterno dalla corrente d’aria che si formava, senza bisogno di spostare lo sguardo dalla strada. Impossibile compiere la stessa azione e ottenere il medesimo effetto su una vettura moderna. Abbassando appena il vetro del finestrino e accendendo una sigaretta c’è il rischio di far rientrare dentro l’abitacolo non solo la cenere ma anche la brace.

Anche in passato potevano nascere delle difficoltà con la sigaretta accesa al volante, per esempio quando pioveva. Il deflettore non poteva restare aperto a causa delle gocce di pioggia che sarebbero entrate. Allora apparvero sul mercato degli accessori dei segmenti in plexiglass dal disegno che si attagliava perfettamente alla curvatura superiore del finestrino. Attaccati all’esterno, permettevano al guidatore di viaggiare con i vetri appena abbassati, proteggendolo dalla pioggia, e al fumo di essere risucchiato verso l’esterno. Tali appendici sagomate trasparenti vengono ancora prodotte, non tanto per evacuare il fumo quanto per evitare che, abbassando il finestrino, gocce d’acqua bagnino i pulsanti collocati all’interno della portiera, considerato che tante vetture non hanno più i canali di scolo lungo la parte superiore.

All’epoca, sulla scia del successo che riscosse il nuovo accessorio, ne nacquero altri, non più in funzione dello smaltimento del fumo della sigaretta, ma con altri scopi, legati soprattutto al comfort e alla sicurezza. Partendo da quest’ultima, i lettori meno giovani ricorderanno quel rettangolo di modeste dimensioni, trasparente, che veniva montato all’inizio del cofano motore per offrire una barriera che impediva ai moscerini di stamparsi sul parabrezza limitando la visibilità. Era studiato in modo che se l’insetto non lo colpiva, il flusso aerodinamico, che con la sua forma determinava, lo allontanava dall’impatto col parabrezza.

Ma nello stesso periodo, a Persichello, piccola località alle porte di Cremona, sulla 500 di un artigiano, innamorato della sua macchina, apparve anche un’altra appendice. Si trattava di un oggetto trasparente che occupava, in diagonale, la metà dell’apertura del finestrino, seguendone l’andamento della linea da una parte mentre dall’altra era caratterizzato da un profilo a “esse”. Serviva, spiegò agli amici l’orgoglioso l’artigiano, per neutralizare la fastidiosa corrente d’aria che si formava viaggiando col finestrino aperto, permettendo di tenere fuori il braccio. Gli astanti rimasero a bocca aperta, di fronte a tanta modernità.

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Sperangelo Bandera

Sperangelo Bandera

Giornalista professionista, per 18 anni corrispondente del Corriere della Sera, oggi è Vice direttore di AutoCapital. Mosso dalla passione in tutto ciò che fa, scrive e descrive solo le automobili che guida per amore: conta forse altro nella vita?

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