Negli anni Cinquanta scoppiava il boom delle autoradio. Ascoltare musica e notizie nel chiuso dell’abitacolo di un’utilitaria mentre si viaggiava da una località all’altra, su strade di campagna semideserte o sulle provinciali senza traffico, aveva il sapore della magia. L’autoradio captava le onde medie e i programmi che riceveva erano, durante il giorno, soltanto i due della Rai, mentre la sera, con lo zapping ante litteram, si sentiva un pullulare di voci straniere, incomprensibili a causa delle scariche e dei rumori di sottofondo. Tranne una: quella di Radio Luxemburg, che trasmetteva gli ultimissimi successi internazionali, le canzoni cioè che sarebbero arrivate in Italia mesi dopo. Un anteprima che calamitava l’attenzione dei giovani che avevano avuto la fortuna di avere avuto in regalo un’automobile o che potevano usare quella di famiglia. Per sintonizzarsi su quella stazione bisognava attendere almeno le dieci di sera, quando improvvisamente la propagazione delle onde sonore aumentava l’intensità del segnale. Tuttavia, per garantire l’ascolto, ci si doveva fermare perché la musica, altrimenti andava e veniva.

In quei primi anni in cui l’autoradio faceva tendenza, ne vennero prodotti vari tipi e, a fianco di quelle costose, incominciavano a vedersi modelli più economici. La meno cara era l’Autovox “Bikini”: una piccolissima ricevente caratterizzata da un grande comando circolare che aveva la funzione di sintonizzare le stazione trasmittenti. Veniva montata sulle utilitarie, mentre le berline più lussuose sfoggiavano al centro del cruscotto autoradio capaci di selezionare la stazione automaticamente. Bastava premere il pulsante di destra e la lancetta si metteva in movimento fermandosi sulla frequenza di ogni emittente. Per memorizzare le preferite bastava pigiare i tastini dal numero uno al sei in FM, la modulazione di frequenza introdotta negli anni Sessanta che assicurava un ascolto senza i disturbi delle onde medie.

Correvano quegli stessi anni in cui si stavano diffondendo gli apparecchi ricetrasmittenti dei radioamatori, che permettevano di realizzare collegamenti con persone che vivevano dall’altra parte del globo o comunque in Paesi lontanissimi, suscitando incredulità e stupore. Un cremonese, che svolgeva l’attività di meccanico dentista, si era talmente appassionato a queste nuove forme di comunicazione che dotò la sua Mercedes di un’autoradio, di una ricetrasmittente e di un radioregistratore, una novità che permetteva di salvare sul nastro sia le canzoni sia i collegamenti amatoriali. Siccome trascorreva parecchie ore al giorno seduto al volante, ma con il microfono tra le mani, in sosta lungo le vie di Cremona o nei vialetti che fiancheggiano il Po, aveva anche fatto montare uno ozonizzatore, che, secondo quanto veniva pubblicizzato, purificava l’ambiente. La parte anteriore dell’abitacolo della vettura era quasi interamente occupata da una serie di apparecchiature di grande prestigio: autoradio Becker, radioregistratore Grundig, ricetrasmittente Kenwood e ozonizzatore dal nome illeggibile in quanto era stato montato sotto la plancia. Era molto orgoglioso della sua macchina, personalizzata da quegli accessori. Una sera invitò degli amici a salire a bordo per far loro ascoltare in onde corte voci da chissà dove, in una lingua incomprensibile ma che dispensava emozioni per la distanza da cui proveniva. Egli poi accese la ricetrasmittente e incominciò a lanciare nell’etere una serie di “ci-qu! ci-qu!”, l’invito convenzionale al collegamento. Nell’attesa che qualcuno rispondesse alla chiamata, sollevò il coperchio di un vano che aveva fatto installare tra i sedili anteriori, estrasse una bottiglia di Aperol e riempì più volte i bicchierini. Finalmente si sentì “ci-qu! ci-qu!”. Riprese il microfono al volo e rispose con voce sonante con un fragoroso “cin-cin! cin-cin!”.

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Sperangelo Bandera

Sperangelo Bandera

Giornalista professionista, per 18 anni corrispondente del Corriere della Sera, oggi è Vice direttore di AutoCapital. Mosso dalla passione in tutto ciò che fa, scrive e descrive solo le automobili che guida per amore: conta forse altro nella vita?

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