La splendida linea di Pininfarina abbinata al motore V12 “Colombo” di 4,4 litri e 320 CV rende la granturismo di Maranello molto appetibile per appassionati e collezionisti in cerca di modelli di futura rivalutazione. RM-Sotheby’s ne ha battuta all’asta una a fine gennaio, verniciata in Giallo Fly, colore insolito per questa tipologia di Ferrari

In un periodo nel quale le Ferrari più celebrate e più rappresentative della storia, soprattutto sportiva, della Casa stanno raggiungendo quotazioni mai viste prima, sia nelle aste internazionali sia nelle vendite a trattativa privata, i collezionisti possono essere ragionevolmente tentati di investire su modelli stradali potenzialmente in grado di moltiplicare il proprio valore in pochi anni. Tra i requisiti indispensabili per alimentare questa speranza figurano la presenza di un motore 12 cilindri sotto il cofano, la bellezza formale, lo stato di conservazione eccezionale e la certificazione Ferrari Classiche, o per lo meno la documentazione dell’origine e della storia comprovata del singolo esemplare.

La 365 GT 2+2 presentata in questo servizio e battuta all’asta il 28 gennaio in Arizona da RM-Sotheby’s con una stima di 300.000-375.000 dollari USA può fregiarsi di tutte queste prerogative, vantando tra l’altro una storia ampiamente documentata dallo storico Marcel Massini e la perfetta corrispondenza tra telaio e motore d’origine, condizione meglio nota agli specialisti come “matching numbers”, che sopperiscono almeno in parte all’assenza del libro rosso della certificazione Ferrari.

La 365 GT 2+2 venne presentata al Salone di Parigi nell’autunno del 1967 con il ruolo di autentica ammiraglia della gamma Ferrari: mossa dal leggendario V12 progettato da Gioacchino Colombo, con cilindrata pari a 4390 cc, alimentato da tre carburatori Weber, abbinato a un cambio manuale a 5 rapporti e accreditato di una potenza massima di 320 CV, nacque con un telaio all’avanguardia, dotato di sospensioni a quattro ruote indipendenti e di un impianto frenante idraulico equipaggiato con quattro freni a disco e, per la prima volta su una vettura stradale del Cavallino Rampante, di servofreno. Due ulteriori anteprime tecniche Ferrari trovarono posto su questa splendida granturismo italiana provvista di carrozzeria disegnata da Pininfarina secondo la tradizionale impostazione a tre volumi che rimarrà in auge fino alla 412i: il servosterzo e le sospensioni posteriori autolivellanti. La 365 GT 2+2 fu concepita con l’obiettivo di soddisfare la crescente domanda internazionale di vetture ad altissime prestazioni spaziose, in grado di accogliere fino a quattro passeggeri adulti in un ambiente lussuoso (selleria in pelle, inserti in legno sulla plancia, volante con corona in legno, condizionatore d’aria, impianto stereo e alzacristalli elettrici facevano parte dell’equipaggiamento standard) e capaci di offrire un comfort di marcia degno di un Trans-Europe-Express, l’antesignano dei treni ad alta velocità per lunghe percorrenze.

Il successo commerciale della 365 GT 2+2 fu indiscutibile: circa 800 esemplari costruiti dal 1967 al 1971, come dire quasi la metà della produzione complessiva di Maranello di quel periodo.
La storia dell’esemplare battuto all’asta da RM-Sotheby’s, contrassegnato dal numero di telaio 11853, prende il via nel novembre del 1968 con la consegna al garage di Renato Nocentini, vicino a Firenze, che vendette la vettura nello stesso mese al primo proprietario, un ricco possidente bolognese. L’auto, assistita in quel periodo direttamente in fabbrica, dall’Assistenza Clienti di viale Trento a Modena, venne in seguito venduta negli USA a metà anni Settanta, dove passò di mano almeno tre volte lungo un percorso che la portò da Est verso Ovest, da Atlanta (Georgia) a Zephyr Cove (Nevada), fino in California, al proprietario che l’ha messa in vendita nella prima asta automotive di RM Sotheby’s del 2016. Negli Stati Uniti la 365 GT 2+2 telaio 11853 venne sottoposta a un importante restauro cominciato con la ricostruzione delle ruote a raggi Borrani, con il restauro del motore e della trasmissione, con la ricostruzione dei freni e delle sospensioni e con l’installazione di nuovi ammortizzatori. Nel 1998 la carrozzeria fu riportata al nudo metallo per essere poi verniciata nello squillante Giallo Fly, abituale per le Dino, per i modelli Ferrari con motore V8 e per quelli più spiccatamente sportivi, ma tutt’altro che fuori luogo su questa grand tourer. Contemporaneamente le lame dei paraurti vennero cromate nuovamente. In seguito il proprietario procedette al restauro totale dell’abitacolo.

L’interesse crescente per questo modello, le eccezionali condizioni in cui esso si mostra, la presenza di tutte le dotazioni originali, compresi la borsa degli attrezzi, il libretto uso e manutenzione e la ruota di scorta a raggi Borrani, rendono assolutamente ragionevole l’investimento richiesto per l’acquisto, a patto di non trovare disdicevole il colore Giallo Fly raramente richiesto per le Ferrari a quattro posti.

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