Il 2016 si è aperto negli Stati Uniti con due importanti manifestazioni dedicate al mondo dell’automobile e della tecnologia: il CES (Consumer Electronics Show) di Las Vegas e il NAIAS (North American International Auto Show) di Detroit, durante i quali l’industria europea ha mostrato quale sia il futuro dell’automobile e, incidentalmente, quale sia anche il vantaggio dell’auto del Vecchio Continente rispetto a quella nordamericana.
È stata, una volta di più, la dimostrazione che due rassegne mondiali dedicate a contenuti analoghi (anche se al CES la presenza delle aziende dell’information technology e dell’elettronica in senso stretto è ancora prevalente) possono coesistere a breve distanza geografica e in perfetta successione sul piano temporale. Tra sistemi di info-intrattenimento avveniristici, multimedialità e connettività spinte fino alle estreme conseguenze e soprattutto guida automatizzata, l’industria ha dato piena dimostrazione di quanto siano avanzati gli strumenti di ricerca a disposizione delle Case costruttrici e della necessità che dal mondo delle istituzioni arrivi un duplice sostegno: sul piano delle infrastrutture, per consentire ai veicoli di procedere in sicurezza anche senza il diretto controllo dell’uomo, sul piano normativo e legale, per fare in modo che le automobili in grado di procedere autonomamente dal controllo umano possano circolare nella piena legalità, con un apparato normativo e legislativo che tuteli sia il proprietario sia gli altri utenti della strada.
L’ottimismo è d’obbligo in questo caso come in ogni altra espressione dell’evoluzione tecnologica, ma la necessità di uno scatto in avanti sul piano culturale e sul piano del rapporto tra uomo e ambiente circostante è d’obbligo: se le istituzioni procedono con il freno a mano tirato e la tecnologia si evolve con la rapidità di questi anni, lo scontro generazionale è dietro l’angolo. La sicurezza è un valore assoluto, perciò ben vengano procedure di controllo e verifica sulle vetture in grado di muoversi autonomamente nel traffico, ma è indispensabile che le infrastrutture siano capaci di collaborare con i veicoli più evoluti tecnologicamente. Quante volte ci è capitato, soprattutto in Italia, di non poterci affidare ai sistemi di guida assistita, come l’avviso di abbandono involontario della corsia di marcia, per via delle linee di mezzeria tracciate male o non più visibili?
È solo un esempio, ma l’impressione che le istituzioni lascino il cittadino-automobilista italiano abbandonato a se stesso è frequente: recentemente è accaduto nel caso della proposta di depenalizzazione del reato di guida senza patente (mai conseguita, revocata o sospesa), che aprirebbe ulteriori problematiche sulla sicurezza stradale in un Paese che già penalizza i suoi utenti della strada con il penoso stato di manutenzione e cura delle vie di comunicazione.
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