Con la 403, primo modello a scocca autoportante del Leone Rampante, iniziò negli anni Cinquanta la lunga collaborazione tra Pinin Farina e la Casa di Sochaux. Dalla vittoria di classe alla 1000 Miglia 1957 al ruolo di coprotagonista della serie poliziesca Tenente Colombo, una carriera gloriosa per una vettura poco appariscente

Sessanta candeline accese e poi gioiosamente spente per il sessantesimo compleanno della Peugeot 403, primo modello della Casa di Sochaux dotato di scocca autoportante e dunque prima autovettura di concezione moderna, destinata a segnare una svolta nella produzione del Costruttore transalpino che, nel 1955, anno del debutto della 403, poteva contare di fatto solo sulla 203 ancora legata a un’impostazione tecnica di tipo tradizionale, con telaio a longheroni e carrozzeria dotata di parafanghi separati dal resto della scocca. La 403 fu anche la prima Peugeot con le fiancate lisce, la prima disegnata da Pininfarina e anche il primo modello della Casa francese a superare il milione di unità prodotte.

Fu proprio Jean-Pierre Peugeot a volere che uno studio di design esterno definisse la linea della nuova 403, l’auto che negli anni Cinquanta avrebbe dovuto rimpiazzare anche la 203 adottando una linea più squadrata per favorire l’abitabilità e la capacità di carico. E la scelta, nel 1951, cadde proprio su Pinin Farina. Fu l’avvio di una lunga collaborazione industriale terminata solo con la 406 Coupé, ma preceduta da un “incontro professionale” tra Robert Peugeot e Giovanni Farina, fratello di Pinin, che risale agli Anni Venti, quando la Isotta Fraschini produceva le Quadrilettes assemblate negli stabilimenti milanesi di via Monte Rosa. I primi prototipi di Pinin Farina vennero presentati alla Peugeot nel 1953 e ottennero un immediato e incondizionato apprezzamento, al punto che la vettura di serie venne deliberata senza soverchie modifiche rispetto al prototipo: solo il cofano motore più arrotondato e la calandra di disegno diverso (ellittico anziché squadrato) risultarono differenti nella configurazione definitiva per la produzione.

La clientela riconobbe alla 403 doti di eleganza, comodità, affidabilità e robustezza: qualità che emersero nel corso degli anni, quando la vettura francese, esportata anche in Scandinavia, negli Stati Uniti e in Africa, venne apprezzata per il modo infaticabile con cui era impiegata senza scrupoli nelle condizioni ambientali e atmosferiche più probanti: freddo, gelo, solleone, piste sabbiose e la terribile “tole ondulée” sahariana. Soprattutto le versioni Break, Familiale, Commerciale e Pick-up, caricate all’inverosimile di cose e persone, permisero alla Peugeot di conquistare sul campo e con pieno merito la fama di auto indistruttibili, di moderne navi del deserto motorizzate che contribuirono alla civilizzazione di alcuni Paesi del Continente Nero.

In Italia la 403 venne svelata al pubblico al Salone di Torino ricevendo una buona accoglienza dal pubblico e dalla stampa specializzata, che ne apprezzò inizialmente la sobrietà estetica, prima di conoscere l’auto in modo più diretto e profondo per poterne descrivere le notevoli doti di comfort e l’ottima capacità di carico. Lo sportello del bagagliaio, inoltre, si estendeva fino alla lama del paraurti, offrendo una soglia di carico molto bassa per agevolare le operazioni di carico e scarico di valige e altri colli. Con il suo onesto 4 cilindri a benzina di 1468 cc di cilindrata, accreditato di una potenza massima pari a 58 CV a 4900 giri/min, la 403 non mostrò particolari velleità sportive, finché nel maggio del 1957 un esemplare vinse la categoria Turismo preparato fino a 1600 cc all’ultima edizione della 1000 Miglia e contribuì a un’inattesa doppietta per la Casa transalpina, visto che una 203 condotta da Roger De Lageneste si impose nella categoria Turismo Speciale. Due curiosità accompagnano il successo della 403 pilotata da Guiraud-Chevron: il numero di gara 206 (ultimo modello di Peugeot vittorioso nel Campionato del Mondo Rally) e la marmitta Abarth di cui era dotata. Dopo quel successo la Abarth pubblicizzò le proprie marmitte destinate alle Peugeot 203, 403 e, in seguito, anche 404.

E a rendere un po’ anche italiano il successo della 403 ci pensa Odoardo Pagani che, già “corrispondente Peugeot” per l’Italia nel 1947, amplia la propria struttura verso dimensioni più imprenditoriali fondando a Milano nel 1961 la Sidauto, con capitale sociale di 10 milioni di lire e sede in Piazza Libia 1/A, lasciando Direzione e uffici a Torino in corso Unione Sovietica 85. A quel punto la gamma 403 è ben più articolata: la versione da 1300 cc di cilindrata e la Diesel si affiancano alla 1500 a benzina, mentre la Cabriolet (introdotta nel giugno del 1956) e le familiari ampliano la potenziale clientela verso nuovi confini. Quanto al collezionismo, la Cabriolet è certamente la versione più desiderata della gamma 403, complice anche la popolarità procurata dalla celebre serie poliziesca TV che ha come protagonista il Tenente Colombo. Curiosamente, all’epoca delle riprese (dal 1968) la 403 Cabriolet era fuori produzione, come desiderato dai produttori della serie TV che non volevano “compromettersi” con un’auto statunitense preferendo che il protagonista apparisse su una vettura per lo più sconosciuta al grande pubblico e dotata di carrozzeria decapottabile per consentire le riprese del viso. Sarà anche per questo che oggi una 403 Cabriolet vale 14.500 euro, contro i 5.500 euro della berlina?

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