L’aerodinamica, avveniristica e ormai leggendaria berlina francese presentata sessant’anni fa e rimasta in produzione fino al 1975 appare ancora attuale per stile e contenuti tecnici.
La sua guida richiede però un minimo di apprendistato

Poco più di quarant’anni fa, il 24 aprile del 1975, terminava la fabbricazione delle Citroën DS con carrozzeria berlina, vent’anni dopo la maestosa e storica presentazione al Salone dell’Automobile di Parigi. La DS, autentica ammiraglia francese, capostipite delle “grandes routiéres” transalpine, aveva lasciato un segno indelebile nella storia dell’automobile, al punto da rendere quasi improbo il compito lasciato alle sue eredi, la CX, la XM e la C6, di proseguirne la tradizione. L’uscita dalla catena di montaggio dell’ultimo esemplare della “Dea”, una DS23 Pallas Injection Electronique, colore Bleu Delta, l’esemplare 1.330.755 della produzione, indusse l’allora Direttore della Comunicazione della Casa parigina, Jacques Wolgensinger, a scrivere sull’house organ aziendale Le Double Chevron un commosso saluto a un modello di automobile che aveva lasciato il segno. “Pioveva quel giorno su Parigi. Poi la pioggia cessò, giusto per il tempo che il cielo potesse schiarirsi sulle vetrate della fabbrica di Quai de Javel, giusto per il tempo di illuminare l’uscita dalla catena di montaggio dell’ultima DS. Ella avanzava lentamente, con tutta la sua bellezza, con tutta la gloria dei suoi vent’anni. Il suo passaggio significava la morte della DS. E i mormorii di ammirazione che la salutavano volevano anche dire “mai più”.

In realtà l’assemblaggio delle DS23, pensionata dalla CX, prosegui ancora fino al mese di giugno per soddisfare alcuni clienti che avevano ordinato l’auto con equipaggiamenti particolari non disponibili in serie, che richiedevano modifiche da apportarsi fuori dalla linea di assemblaggio.

Aprile o giugno che fosse, il 1975 è l’anno che vede l’uscita di scena della DS berlina. A gennaio era terminata la produzione della D Super 5 con motore 2 litri, mentre già a settembre 1974 erano uscite di scena le 20 Commerciale e la 23 Familiale Confort. Le ultime Break 20 vennero assemblate fino a settembre 1975 e solo le ambulanze di serie prodotte dai fornitori autorizzati da Citroën, come Currus, furono consegnate agli enti committenti fino al 1976.

La DS23 Pallas è certamente il punto d’arrivo nella lunga evoluzione della berlina francese. Il frontale con quattro fari circolari carenati (quelli centrali girevoli grazie a un collegamento con lo sterzo), le finiture raffinate, i rivestimenti in pelle e velluto, la prima per sedili e fianchetti porta, il secondo per la parte inferiore della plancia, danno vita a un cocktail irresistibile per appassionati e intenditori. La DS23 Pallas fu prodotta dall’anno-modello 1973 al 1975, nelle varianti dotate di motore a carburatore e a iniezione elettronica. Solo l’allestimento Prestige Pallas offriva qualcosa in più in fatto di dotazioni (per un sovrapprezzo di circa 6000 franchi francesi, rispetto al già impegnativo listino di 31.960 franchi riferito alla DS23 Pallas a carburatori).

Protagonista del servizio fotografico è la DS23 Pallas con alimentazione a due carburatori di proprietà di Citroën Italia, restaurata in modo maniacale da Massimo Viganò con il supporto del Centro Documentazione Storica Citroën diretto da Maurizio Marini.

La DS23 Pallas impiega il 4 cilindri siglato DX4 (9N) di 2347 cc di cilindrata, accreditato di 115 CV DIN di potenza massima, alimentato da un carburatore doppio corpo invertito e fornito in alternativa all’impianto di iniezione elettronica con cui la DS23 esprimeva 130 CV DIN. Al debutto, al Salone di Parigi del 1972, quest’ultima costava 2600 franchi francesi più della versione a carburatore: 29.600 franchi contro 27.000. Beneficiando di 15 CV in più, la variante a iniezione poteva raggiungere i 188 km/h di velocità massima, contro i 173 della DS23 a carburatore e nonostante un peso superiore di 20 kg (1360 kg in ordine di marcia per la DS23 Pallas Injection Electronique contro 1340 kg per la versione a carburatore). Con una lunghezza di 487 cm e un passo di ben 312 cm la DS23 Pallas richiede attenzione in manovra per le dimensioni ragguardevoli e nella guida in città per la breve corsa del freno, una sorta di pulsante difficile da modulare. In autostrada l’ammiraglia parigina si muove in souplesse testimoniando di trovarsi nel suo habitat preferito, a prescindere dal fatto che si cerchi la rapidità negli spostamenti o si privilegi il contenimento dei consumi (la profilatura aerodinamica è eccellente e contribuisce a limitare le richieste di carburante: 7-8 litri/100 km a 90-100 km/h di tachimetro).

Qualche attimo di apprendistato lo richiede anche il selettore del cambio manuale al volante: per inserire la prima si preme la frizione, si tira la leva verso di sé e la si sposta in alto, la seconda in basso, poi si spinge in avanti la leva per la terza e la quarta. Il volante è strano: la monorazza nel punto zero è orientata in basso a sinistra e bisogna ricordarsene per evitare malintesi. Poi è tutta una delizia, per la silenziosità, il comfort di marcia, la magia delle sospensioni idropneumatiche che all’avviamento si stabilizzano sull’altezza ideale e la mantengono indipendentemente dal carico. Anche per questo la Deesse è entrata nella storia, nella leggenda e, forse, nel mito.

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