In questo spazio voglio sottoporre all’attenzione dei lettori alcune violazioni del codice stradale che avvengono in forma generalizzata e metodica. La prima di tali trasgressioni collettive riguarda il cattivo uso o meglio il mancato uso degli indicatori di direzione, le frecce come si diceva un tempo. La norma di legge è chiara e recita: ogni volta che si cambia direzione è obbligatorio mettere la freccia. Punto. Il legislatore non allude soltanto a quando si imbocca una via girando a sinistra, ma precisa che bisogna segnalare anche svoltando a destra oppure anche quando si sorpassa o quando ci si porta sulla corsia di sinistra in autostrada. Non solo. Il codice impone pure di azionare l’indicatore di direzione anche quando si rientra nella corsia di marcia, che in Italia è quella centrale. Avete mai visto qualcuno ottemperare a quest’ultimo obbligo? In città le cose vanno ancora peggio. All’autoscuola insegnano che si deve mettere la freccia quando si ha l’intenzione di fermarsi, di parcheggiare, di imboccare una via laterale, il che non avviene (se non in casi rarissimi). Chi non usa le frecce, di fatto se ne frega degli altri automobilisti e questa cattiva abitudine rispecchia lo scarso rispetto del prossimo degli italiani. Una caratteristica, quella dell’inesistente senso civico, che si rafforza se si guarda a come si comportano gli automobilisti quando si trovano a dover superare un ciclista che sta pedalando al margine della strada nella stessa direzione di marcia. Si tratta pur sempre di un sorpasso, ma chi si prende la briga di segnalarlo? Sarebbe un sorpasso, ma di fatto l’auto procede diritto sfiorando, se va bene, il malcapitato in bici. Se poi, nel momento del sorpasso, sopraggiunge in senso opposto un veicolo, credete che l’automobilista italiano freni e perda tempo alle spalle del ciclista per rendere sicuro l’incrociarsi delle due vetture e non mettere a rischio l’incolumità di chi è a bordo della bici o del motorino? Illusione.
Nei Paesi nordici, dove il senso civico è molto sviluppato, gli automobilisti, superando un ciclista, segnalano la manovra con l’indicatore di direzione, si spostano a sinistra lasciandogli un margine di manovra e di sicurezza. Se sopraggiunge in senso opposto una vettura, frenano, stanno pazientemente nella scia del ciclista e, al via libera, si comportano come detto sopra.
La terza indicazione di generale violazione delle norme, in cui gli automobilisti italiani sono degli specialisti, non sembra dettata dalla mancanza di rispetto del prossimo, ma da un qualcosa di inesplorato che scatta nella testa e che andrebbe studiato da un collegio di psichiatri. Alludo alla tendenza che si registra in autostrada a tenersi lontano dalla corsia di destra, quella percorsa dai Tir, anche in quei tratti in cui è totalmente libera. All’estero il problema non esiste. La corsia del disonore non è sentita come tale e viene occupata regolarmente. In questo modo il traffico procede più snello e ciò si traduce in un risparmio di tempo e di denaro. Da noi, se la corsia di destra resta vuota, quella di sinistra viene occupata, senza motivo, da chi davanti non ha alcun veicolo. Il perché resta un mistero.

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