Nel periodo che prendiamo in esame in questa rubrica, dalla fine degli anni Cinquanta alla metà circa degli anni Sessanta, i rapporti tra fidanzati sottostavano a precise restrizioni, che venivano applicate con rigore. Era vietatissimo rivolgere alla fidanzata, per esempio, perfino il solo invito a trascorrere qualche giorno insieme ai monti o al mare; era ritenuta un’offesa al pudore proporre un albergo a ore; era impensabile ottenere dalla compagna di scuola anche solo un bacio o qualche altra manifestazione amorosa che non fosse il permesso di prenderla per mano o di qualche carezza sui capelli prima di un regolare tirocinio di corteggiamento, che doveva avere una durata minima calcolata in mesi. Oltre che arrivare al matrimonio illibata, alla ragazza era vietato, dai rigorosi insegnamenti avuti in famiglia, mostrarsi in pubblico con qualche ragazzo, perché la cosa avrebbe potuto sporcare la “fedina matrimoniale” con chiacchere e sospetti. Il giovane non aveva neppure la possibilità di creare le premesse logistiche per scambi di affetto. L’unica possibilità era rappresentata dall’andare clandestinamente insieme al cinema, dove nelle ultime file della galleria, solitamente deserte o occupate qua e là da altre coppiette, il buio della sala offriva l’occasione di baci e di carezze confuse durante l’intera proiezione. C’era chi vi prendeva gusto e vi trascorreva l’intero pomeriggio, lontano dai controlli della famiglia.
In quel periodo, l’automobile incominciava a diffondersi e i giovani ad appassionarsi al motore, alla linea e al comfort di questa o di quella utilitaria. Tra i pochi optional, la vettura prescelta ne doveva avere uno irrinunciabile: gli schienali dei sedili anteriori dovevano essere ribaltabili, tante erano le possibilità che offrivano. Aiutava anche l’illusione che, sentendosi al riparo dagli sguardi della gente, la compagna fosse più disponibile a qualche inedita effusione. All’epoca, infatti, i “ribaltabili” cominciavano a venire offerti su quasi tutte le automobili e la richiesta fu così grande che erano sorte parecchie officine specializzate, che operavano la trasformazione dei sedili su quelle macchine che ancora non ne erano dotate. La popolarità dei sedili ribaltabili andava espandendosi a macchia d’olio, sospinta dai racconti che si sentivano al bar di sedute amorose tanto soddisfacenti quanto trasgressive per i principi della società di allora. A volte tuttavia si crearono equivoci seguiti da cocenti delusioni.
Capitò che uno studente di Cremona, per aver superato gli esami di maturità, allora un duro scoglio che poteva anche far interrompere gli studi o far cambiare indirizzo universitario, ottenne dalla famiglia come regalo per la promozione una macchina nuova. L’idea di possedere un’auto propria lo confuse a tal punto che egli entrò nella prima concessionaria che trovò e scelse l’unica utilitaria che faceva mostra di sé in vetrina, a patto che gli venisse consegnata il più presto possibile: 24 ore dopo sedeva al volante dell’auto, colore acqua marina. Subito imboccò una strada di campagna con a bordo la fidanzatina. Spense il motore all’ombra di un filare di pioppi, abbracciò la ragazza, la baciò impaziente di esperimentare l’effetto dei ribaltabili. Cercò a lungo la leva per abbattere gli schienali, ma sul più bello si accorse che erano fissi. Fu uno shock.

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Sperangelo Bandera

Sperangelo Bandera

Giornalista professionista, per 18 anni corrispondente del Corriere della Sera, oggi è Vice direttore di AutoCapital. Mosso dalla passione in tutto ciò che fa, scrive e descrive solo le automobili che guida per amore: conta forse altro nella vita?

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